Intervista a Claudia Mastrangelo, insegnante di basso della scuola di musica
“Pianeta Sonoro”
Claudia Mastrangelo, insegnante di basso della scuola di musica “Pianeta Sonoro”, è una
musicista appassionata e talentuosa che ha fatto del basso la sua ragione di vita. In
questa intervista, Claudia ci racconta il suo percorso musicale, le sue passioni e ci offre
preziosi consigli per chi si approccia a questo strumento.
Nelle sue parole emerge l’amore per il basso, uno strumento che Claudia definisce
“essenziale” e “umile”, ma dal ruolo fondamentale nella musica.
L’intervista con Claudia è un invito a scoprire il fascino di questo strumento e a lasciarsi
guidare dalla sua passione contagiosa.
Claudia, raccontaci un po’ di te e di come hai iniziato la tua avventura con il basso.
Ciao amici di Pianeta!! Il mio primo incontro con questo strumento è avvenuto un po’ per
curiosità un po’ per inesorabilità.
Sin da piccolina ogni volta che andavo nel garage di casa ero affascinata da questo lungo
e scuro involucro riposto in alto su una mensola accanto ai vari dischi in vinile.
Ogni volta la mia mamma mi ripeteva di non toccarlo perché era fragile e solo mio padre
avrebbe potuto prenderlo. La mia curiosità si alimentava sempre di più a causa di questo
proibizionismo, finché un giorno il mio papà mi mostrò di cosa si trattasse, era un Ibanez
black Roadster del ’86.
In quel momento non solo scoprì per la prima volta lo strumento che mi avrebbe
accompagnata costantemente nella mia vita, ma riaccessi in mio padre una vecchia e
lontana passione, così lui suonò per me brani della sua adolescenza, dai Dire Straits, ai
Pink Floyd con lo stereo ad alto volume. A me risultava molto difficile imitarlo, date le
dimensioni dello strumento e le mie piccole mani, avevo solo 10 anni. A quel punto i miei
genitori decisero di iscrivermi a una scuola di musica (e si pentirono poco dopo).
Suonavo in continuazione, ed ebbi sin da subito la fortuna di suonare in una band con miei
coetanei.
Successivamente anche durante gli anni del liceo proseguì intensamente lo studio di
questo strumento, appassionandomi alla scena progressive e successivamente al jazz,
grazie anche a un incredibile maestro che mi fece scoprire il mondo dell’armonia e
dell’improvvisazione.
Finito il liceo ero determinata a proseguire gli studi dello strumento in ambito accademico.
Ho frequentato il triennio presso il Conservatorio “E. R. Duni di Matera”, sotto la guida di Pierluigi Balducci, e successivamente il master presso il Saint Louis college of Music sotto
la guida di Luca Bulgarelli e di altri musicisti affermati nella scena jazz internazionale.
Quali sono gli aspetti che ami di più dell’insegnare il basso?
Suonare il basso significa abbracciare l’essenzialità della musica, è uno strumento dal
ruolo fondamentale, ma dal tono umile che, seppur sia sempre dietro le quinte del solista,
è essenziale per creare delle fondamenta solide dal punto di vista ritmico e armonico.
Questa sua funzione si traduce nella verve del bassista, per questo amo insegnare il
basso come attitudine alla musica.
Secondo te, quali sono le caratteristiche più importanti per un bravo bassista? E
quali consigli daresti a chi si approccia a questo strumento per la prima volta?
Un bravo bassista deve avere a mio parere un grande senso del groove e predisposizione
all’interplay, aspetti che si maturano nel tempo grazie a un’ottima percezione ritmica,
consapevolezza armonica e buon orecchio.
Consiglio a chi si approccia a questo strumento per la prima volta di ascoltare molto i
bassisti che ci hanno preceduto e hanno dato una svolta al ruolo di questo strumento nei
differenti generi musicali, dal blues, al jazz, alla Motown, per arrivare al funky, alla fusion e
al rock.
La musica è in continua evoluzione: come si traduce questo nel tuo insegnamento?
Come ti approcci ai generi musicali più moderni e come cerchi di trasmettere la tua
passione ai tuoi studenti?
Premesso che il basso elettrico è uno strumento giovane rispetto a tanti altri, e di
conseguenza ha un repertorio piuttosto moderno, invito i miei allievi ad ascoltare e
studiare i capisaldi di questo strumento, ma anche i bassisti più moderni. Cerco di
trasmettere la mia passione suonando insieme ai miei studenti, consigliandogli approcci
innovativi su come superare ogni ostacolo, per scoprire il proprio sound tramite l’ascolto,
l’improvvisazione, e la composizione.
Per concludere, c’è un messaggio che vorresti trasmettere a chi sta pensando di
intraprendere lo studio del basso?
Il mio consiglio per chi decide di immergersi nel mondo di questo strumento è di non
accontentarsi mai dello studio tecnico e armonico, fine a se stesso, ma di suonare in
gruppo. Questo permette di esprimere e imparare ad ascoltare, nell’ottica di consacrare la propria passione alla dimensione corale, priorità ancestrale della musica stessa.